Archive for STORIA DI UN FIORE *racconto breve di Fabrizio Carucci*

STORIA DI UN FIORE

 

 

STORIA DI UN FIORE

Adele è appassita nei suoi vestiti. Gli stessi di sempre. Quelli che portava nel ’68. 
Solo i suoi occhi glauchi non sono cambiati.
Quegli occhi che nel ’67 avevano contemplato l’America Latina. Gli stessi occhi che avevano visto il regno di Shiva e Woodstock nel ‘68. Gli stessi occhi che nel ’71 avevano intravisto, in stato catatonico, uno psichiatria “Adele, c’è poco da girarci intorno, tu soffri di schizofrenia, sei psicotica, mi dispiace devo rinchiuderti in manicomio”.

Nel ’68 Adele era il sogno di tutti i fricchettoni. Adele nel ’68 era il sole in persona. Adele nel ’68 era la meglio di Roma. Adele caput mundi, così la chiamavano tutti.

Era un fine primavera pieno di sole, verde, cielo azzurro e fiori, fiori, fiori. Era il 13 Giugno del 1965, Armando regalò ad Adele uno yo-yo rosso col cordino giallo e poi le suonò un pezzo dei Simon&Garfunkel con la chitarra scordata.

Adele il 13 giugno del 1965 compì 18 anni e decise che avrebbe conservato e portato con sé, sempre e dovunque, lo yo-yo rosso col cordino giallo. Adele, la sera del 13 giugno del 1965, a Villa Ada, fece l’amore con Armando.

Fu quella, la prima volta di Adele.

Il 17 giugno 1965 Armando morì schiacciato dal tram a Porta Maggiore.

Oggi Adele è seduta su una panchina di Villa Ada, ha il busto piegato in avanti, sembra stia parlando ai suoi alluci, nella mano destra tiene stretto il cordino giallo, fa penzolare lemme lemme il suo yo-yo. Ha una mini gonna azzurra, una maglietta gialla, gli infradito viola e i capelli biondi, sciolti, lunghi lunghi. Gli stessi vestiti che portava nel ’68. Fa ancora gli stessi discorsi Adele, quelli del ’68. Gli stessi discorsi ma con la voce più rauca, con la voce imbruttita dal tabacco e dal tempo, dal tempo passato così, senza dare preavviso e senza chiedere permesso.

Il tempo ha scavato il viso di Adele, quella poca carne che le rimane addosso sembra che faccia fatica a rimanere appiccicata al suo scheletro, sembra che i suoi muscoli siano indecisi tra il prosciugarsi e il colare.
Adele solleva il busto, tira su lo yo-yo rosso, lo porta a una ventina di centimetri dagli occhi, lo osserva, ci parla, gesticola, smette dopo qualche minuto e a fatica si tira su dalla panchina.
Fa qualche passo barcollando.
Si ferma. Parla e gesticola con qualcuno o qualcosa che solo a lei si mostra.
Si zittisce. Alza le braccia in aria e comincia a ballare a tempo di una musica che non c’è. Smette dopo qualche minuto e fa qualche altro passo barcollando, poi si ferma, si piega sulle ginocchia, si accascia a terra, lo yo-yo rosso le cade, rotola per qualche metro, si srotola il cordino giallo.
Adele muore.
In silenzio.
Felice nel suo personalissimo esserci, magari ballando al concerto di Jimi Hendrix, a Woodstock, nel ’68.

 

Roma, Marzo 2006

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